Vigna difende il generale Ganzer
«Sapevo della droga portata in Italia»
Al comandante del Ros dei carabinieri tutti gli italiani dovrebbero essere grati per il lavoro svolto finora Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno L'ex procuratore: era un'esca per gli spacciatori. De Magistris: il capo del Ros lasci
MILANO - Una difesa a viso aperto: l'ex procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna scende in campo a favore del «collega» Giampalo Ganzer, il generale comandante del Ros dei Carabinieri condannato a 14 anni di carcere il 12 luglio per traffico internazionale di droga e che, nelle motivazioni della sentenza, i giudici di Milano accusano di gravissimi reati commessi nelle operazioni antidroga «per raggiungere obiettivi ai quali è spinto dalla sua smisurata ambizione», pur riconoscendogli il merito di altre importanti e simili operazioni completamente legali. «Ho osservato la sua correttezza estrema in tutti gli episodi» dichiara Vigna il quale, in un'intervista al Corriere Fiorentino, ricorda che da pm seguì con lui «il primo caso di immissione di droga in Italia da parte di agenti infiltrati».
La severità delle oltre 1.100 pagine delle motivazioni depositate lunedì «non vedo l'ora di leggerle» lasciano perplesso Vigna al quale non risulta che Ganzer mettesse in piedi anche operazioni «contrarie alla legge» per «assicurare risultati di immagine straordinari a se stesso e al suo reparto», come sostengono i giudici. Per lui il generale è stato «un collega leale che in vent'anni ha sempre dimostrato alta professionalità» e «atteggiamento ineccepibile». Il ricordo va a quella prima operazione che molti anni fa inaugurò la lunga collaborazione: «Predisponemmo un piano per far arrivare un aereo con più di mille chili di cocaina nel nostro Paese. Dentro c'era un nostro infiltrato e l'obiettivo era quello di attirare i grandi compratori di droga per poi arrestarli».
Le cose, però, si complicarono: «Non fermammo subito gli acquirenti perché nel frattempo uno dei nostri agenti sotto copertura era stato sequestrato in Colombia. I criminali lo trattenevano perché volevano vedere se il carico sarebbe andato a buon fine. La droga venne ceduta e i compratori furono arrestati solo in un secondo momento». Per i giudici milanesi, Vigna, che ha testimoniato al processo a favore di Ganzer, sarebbe stato raggirato perché «non poteva certo sapere che la droga era stata introdotta in Italia dagli stessi militari che l'avevano sequestrata istigando altri ad acquistarla». L'ex capo della Dna rifiuta i panni dell' inconsapevole» difensore: «Sono più che consapevole», «i raggirati, se così si può dire, sono i trafficanti che abbiamo arrestato nel tempo». A favore di Ganzer anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che parla di un «ufficiale di straordinario valore a cui tutti gli italiani dovrebbero essere grati», mentre per l'europarlamentare Idv Luigi De Magistris la permanenza del generale ai vertci Ros «è un'ombra inaccettabile che rischia di proiettarsi su tutta l'arma dei Carabinieri».
La severità delle oltre 1.100 pagine delle motivazioni depositate lunedì «non vedo l'ora di leggerle» lasciano perplesso Vigna al quale non risulta che Ganzer mettesse in piedi anche operazioni «contrarie alla legge» per «assicurare risultati di immagine straordinari a se stesso e al suo reparto», come sostengono i giudici. Per lui il generale è stato «un collega leale che in vent'anni ha sempre dimostrato alta professionalità» e «atteggiamento ineccepibile». Il ricordo va a quella prima operazione che molti anni fa inaugurò la lunga collaborazione: «Predisponemmo un piano per far arrivare un aereo con più di mille chili di cocaina nel nostro Paese. Dentro c'era un nostro infiltrato e l'obiettivo era quello di attirare i grandi compratori di droga per poi arrestarli».
Le cose, però, si complicarono: «Non fermammo subito gli acquirenti perché nel frattempo uno dei nostri agenti sotto copertura era stato sequestrato in Colombia. I criminali lo trattenevano perché volevano vedere se il carico sarebbe andato a buon fine. La droga venne ceduta e i compratori furono arrestati solo in un secondo momento». Per i giudici milanesi, Vigna, che ha testimoniato al processo a favore di Ganzer, sarebbe stato raggirato perché «non poteva certo sapere che la droga era stata introdotta in Italia dagli stessi militari che l'avevano sequestrata istigando altri ad acquistarla». L'ex capo della Dna rifiuta i panni dell' inconsapevole» difensore: «Sono più che consapevole», «i raggirati, se così si può dire, sono i trafficanti che abbiamo arrestato nel tempo». A favore di Ganzer anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che parla di un «ufficiale di straordinario valore a cui tutti gli italiani dovrebbero essere grati», mentre per l'europarlamentare Idv Luigi De Magistris la permanenza del generale ai vertci Ros «è un'ombra inaccettabile che rischia di proiettarsi su tutta l'arma dei Carabinieri».
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