mercoledì 4 gennaio 2012

Chupacabra


Chupacabra
Sulla scia del tormentone della “mutilazione del bestiame” di qualche tempo fa, a metà anni Novanta, si diffusero segnalazioni di una bestia assetata di sangue — il chupacabras, (lett. “succhiacapre”) — da Puerto Rico al Messico fino a raggiungere, più tardi, la Florida. Secondo il Cox News Service (aprile 1996), «la creatura è in parte un alieno venuto dallo spazio, in parte un vampiro e in parte un rettile, con lunghi artigli affilati, occhi sporgenti e l’attitudine alla Dracula di succhiare il sangue mordendo il collo». A Puerto Rico, dove è nata la leggenda, «la creatura ha scatenato una nevrosi simile all’isteria».
Si diceva che attaccasse tacchini, capre, conigli, cani, gatti, mucche e cavalli succhiandogli il sangue. Ad ogni modo, come ha informato la Reuters, il Dipartimento per l’agricoltura di Puerto Rico assegnò a un veterinario il compito di investigare sul caso. Le autorità annunciarono più tardi che tutti gli animali esaminati erano morti in circostanze normali e che neppure uno di essi era stato prosciugato del proprio sangue.
Quando la nevrosi si diffuse in Messico, nell’aprile del 1996, alcuni scienziati esaminarono le fattorie dove era stato detto che i chupacabras avevano colpito. Si trattava ogni volta di cani selvatici. Un ufficiale di polizia affermò: «Non so niente di quel che accade nel resto del Messico e nel resto del mondo, ma qui i chupacabras sono solo cani selvatici», aggiungendo poi, «è solo questa nevrosi collettiva. E onnipresente, anche se ovunque andiamo riusciamo a provare che non si tratta né di extraterrestri, né di vampiri».
Dal momento in cui lo «Skeptical Inquirer» cominciò a essere sommerso di domande da parte dei media, mi feci carico di coordinare le testimonianze e gli sviluppi della questione e contattai i nostri colleghi di Città del Messico, Patricia e Mario Mendez-Acosta. Intervistarono diversi veterinari che avevano condotto numerose autopsie sulle presunte vittime dei chupacabras; in ogni caso, il sangue era ancora nei corpi degli animali morti.
Alcune agenzie di stampa riportarono la notizia di un’infermiera di un villaggio vicino a Città del Messico che era stata attaccata da un chupacabras. In realtà, era semplicemente caduta rompendosi un braccio, ma le sue grida di aiuto furono male interpretate da sua nonna. I vicini venuti in suo aiuto videro una figura nera e alata, che in realtà era solo uno stormo di rondini; ma fu così che la voce cominciò a spandersi. Riguardo un caso analogo avvenuto in Messico, un uomo che aveva dichiarato di essere stato attaccato da un chupacabras confessò, tempo dopo, che si trattava di un’ invenzione per nascondere il fatto di aver preso parte a una rissa («Los Angeles Times», 19 maggiO, 1996).
L’ allucinazione collettiva si estese in Florida soprattutto attraverso il canale della radio latinoameflcana di Miami. Informato dalle autorità locali, e circondato da giornalisti, un veterinario dell’Università di Miami, Alan Herron, sezionò il cadavere di una capra per dimostrare che era stata solo morsa, e non prosciugata del suo sangue. Parlando dei morsi «che sembrano suggerire l’attacco di un predatore», Herron concluse: «Deve essere stato un branco di cani selvatici».
«Di sicuro», riportò il Cox News Service, «questo episodio non è riuscito a calmare la nevrosi dei chupacabras».

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